Donnette e omìni, squallidi figuri,
oggi spargono fiori azzurri e rossi
sopra le loro tombe in luce incerta.
Sembran fantocci in vista della morte.
Oh, come appaiono umili e angosciati!
Proprio come ombre dietro a cespi neri.
Reca un frignar di nascituri il vento
e intorno vedi un vagolar di luci.
Trema fra i rami un gemito di amanti
e lì si sfà una madre col bambino.
Irreale è la danza dei viventi
nel tardo vento stranamente sparsi.
Vita nel caos, la loro, e tormentata.
Abbi pietà, Signore, delle pene
delle donne, e dei lagni disperati!
C’è chi passeggia sotto al firmamento.
Sempre dall'edizione BUR delle poesie di Georg Trakl (vedi post 13dicembre) segnalo questa poesia intitolata IL GIORNO DEI MORTI. Lo scenario è dunque quello della visita al cimitero, consuetudine tradizionale e popolare, osservata qui con poca compassione e molto sarcasmo, ironia lucida e amara, cinica e feroce. L'oggetto dello sguardo spietato del poeta sono gli uomini, anzi gli "omìni" e le "donnette", "squallide figure" che sembrano "fantocci" nella prospettiva della morte, mentre spargono fiori sopra le "loro" tombe.
RispondiElimina"Oh come appaiono umili e angosciati!". Il tono si fa da tragico più ironico. Ma come - sembra dire trakl - la propsettiva è quella della morte, loro stessi si mostrano umilie angosciati, eppure mettono al mondo figli (il frignar di nascituri, la madre che si disfa col bambino). I morti marciscono nei sepolcri, eppure gli amanti non smettono di sospirare, fanno tremare dei loro gemiti i rami degli alberi. Tutto questo è folle, è "strano", è "irreale". La vita degli uomini, il loro tesso "vagolare" "sparsi" per il cimitero con le loro luci accese, è una "danza irreale" che il poeta irride e infondo disprezza. Per loro abbi pietà Signore - sembra dire con boria - per i loro "lagni" e le "pene delle donne". Lui, il poeta, e quelli come lui, passeggiano sotto il firmamento.
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