"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
giovedì 27 dicembre 2007
In sacra azzurrità
Dopo il nero, l’azzurro è uno dei colori predominanti della poesia di Georg Trakl (vedi i post precedenti). Azzurra è anzitutto L'INFANZIA (dalla poesia omonima). Azzurra la sua abitazione modesta (azzurra caverna) così come la vicina cascata che rimbombava tra le rocce. Nel ricordo tutta l’anima s’inazzurra, diventa un azzurro momento, e in questa sacra azzurrità continuano a risuonare passi luminosi. L’infanzia vissuta in azzurra purezza è tutta un nostalgico ricordo grazie al quale l’anima talor si rischiara e si commuove fino alle lacrime.
Ma azzurro può essere, persino in Trakl, il cielo, l’azzurra ala dell’aria che carezza e sfiora un tetto di paglia sopra la terra nera (L’AUTUNNO DEL SOLITARIO). Azzurri gli occhi degli amanti da cui spiccano lievi l’ale / angeli a mitigare la pena che ne sboccia, unico argine al muto orrore che assale quando da spogli salci sgoccia nera la rugiada. Azzurre possono essere le palpebre del Dio silenzoso che si abbassano pietose sugli uomini (da HELIAN). Azzurre le campane serali (da MORTE PRECOCE), quelle che al bifolco – viene detto altrove – infondono coraggio.
Dunque azzurro è purezza (azzurro puro), desiderio, speranza, misericordia, pur nell’ ambiguità ambigua in cui costantemente si muove – secondo l’espressione di Heidegger - la poesia di Trakl. Una poesia essenzialmente plurisensa, dall’aura misteriosa e dal rigore visionario. Una poesia indicibile perché sgorgante da una fonte sempre più nel profondo del poeta (Ficker), che cammina su una cresta sottile fra gli abissi dell’orrore - grande è la colpa di chi è nato - e gli abissi della beatitudine (Kleist).
Una poesia, al fine, azzurra essa stessa, perché azzurro – un fiore azzurro – è il canto del poeta, che sopravvive alla morte e alle pene. Dalla poesia A NOVALIS, dedicata al grande poeta romantico morto, come Trakl, nel fiore dell’età:
Un fiore azzurro / sopravvive il suo canto nella notturna casa dei dolori
(foto di Gaspa)
... e mo' mica ci vorrai dire che Trakl era pure del Napoli?
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