sabato 29 giugno 2024

Profondamente tu dormi

Quando nell'arca regale l'impeto del vento

e l'acqua agitata la trascinarono al largo,

Danae con sgomento, piangendo, distese amorosa

le mani su Perseo e disse: "O figlio,


quale pena soffro! Il tuo cuore non sa;

e profondamente tu dormi

così raccolto in questa notte senza luce di cielo,

nel buio del legno serrato da chiodi di rame.

E l'onda lunga dell'acqua del passa

sul tuo capo, non odi; né il rombo

dell'aria: nella rossa

vestina di lana, giaci; reclinato

al sonno il tuo bel viso.


Se tu sapessi ciò che è da temere,

il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.

Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete

abbia il mare; ed il male senza fine

riposi. Un mutamento


avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;

e qualunque parola temeraria

io urli, perdonami!

la ragione m'abbandona".


(Simonide di Ceo, Lamento di Danae)


Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)


John William Waterhouse, Danae e Perseo ritrovati nella cassa (1892)


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