"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
sabato 29 giugno 2024
E nella morte vivremo
E poi mi camminasti sopra il cuore
Lungamente travolto dai marosi,
tu sia sbattuto contro Salmidesso,
nudo, di notte, mentre in noi fa quiete.
E spossato, con ansia della riva
tu rimanga a ciglio del frangente,
nel freddo, stringendo i denti,
come un cane, riverso sulla bocca;
e il flusso continuo dell'acque
ti copra fitto d'alghe.
Così ti prendano i Traci, che in alto
annodate portano le chiome,
e con loro tu nutra molti mali
mangiando il pane dello schiavo.
Questo vorrei vedere che tu soffra,
tu che m'eri amico un tempo
e poi mi camminasti sopra il cuore.
(Archiloco, All'amico d'un tempo)
Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)
Profondamente tu dormi
Quando nell'arca regale l'impeto del vento
e l'acqua agitata la trascinarono al largo,
Danae con sgomento, piangendo, distese amorosa
le mani su Perseo e disse: "O figlio,
quale pena soffro! Il tuo cuore non sa;
e profondamente tu dormi
così raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.
E l'onda lunga dell'acqua del passa
sul tuo capo, non odi; né il rombo
dell'aria: nella rossa
vestina di lana, giaci; reclinato
al sonno il tuo bel viso.
Se tu sapessi ciò che è da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete
abbia il mare; ed il male senza fine
riposi. Un mutamento
avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;
e qualunque parola temeraria
io urli, perdonami!
la ragione m'abbandona".
(Simonide di Ceo, Lamento di Danae)
Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)
John William Waterhouse, Danae e Perseo ritrovati nella cassa (1892) |
Non il muschio, né il tempo
Di quelli che caddero alle Termopili
famosa è la ventura, bella la sorte
e la tomba un'ara. Ad essi memoria
e non lamenti; ed elogio il compianto.
Non il muschio, né il tempo che devasta
ogni cosa, potrà su questa morte.
Con gli eroi sotto la stessa pietra,
abita ora la gloria della Grecia.
(Simonide di Ceo)
Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)
Jacques-Louis Davis, Leonida alle Termopili (1815) |
A me non dà quiete
Poi che raramente la Musa
allieta soltanto, ma rievoca
ogni cosa distrutta:
a me non dà quiete il dolce
sonante flauto dalle molte voci
quando comincia soavissimi canti.
(Stesicoro)
Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)
Vino celeste
Venite al tempio sacro delle vergini
dov'è più grato il bosco e sulle are
fuma l'incenso.
Qui fresca l'acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all'ombra di roseti,
dallo stormire delle fronde stende
profonda quiete.
Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d'oro
chiaro vino celeste
e insieme gioia.
(Saffo, Invito all'Eràno)
Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)
Antoine-Jean Gros, Saffo a Leucade, 1801 |
Tramontata è la luna
Tramontata è la luna
e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola.
Scuote l'anima mia Eros,
come vento sul monte
che irrompe entro le querce;
e scioglie le membra e le agita,
dolce amaro indomabile serpente.
Ma a me non ape, non miele;
e soffro e desidero.
(Saffo)
Dai Lirici Greci, tradotti da Salvatore Quasimodo (Mondadori, 1951)