mercoledì 12 maggio 2021

Nelle antique corti delli antiqui huomini

Il latino è il più vistoso monumento alla civiltà della parola umana e alla fede nelle possibilità del linguaggio. 

Nicola Gardini, sulla bellezza e il valore del latino (Viva il latino. Storie e bellezza di una lingua inutile, Garzanti, 2016). 

Chi studia il latino deve studiarlo per una fondamentale ragione: perché è la lingua di una civiltà; perché nel latino si è realizzata l'Europa. Perché nel latino sono scritti i segreti della nostra più profonda identità e quei segreti si può volerli leggere.

Altro che lingua morta, il latino è vivo, perché viva è la lingua che dura e che produce altra lingua. [...] Il latino in quanto letteratura ha stimolato la creazione di altra letteratura, di alte scritture. [...] Il latino scritto ha agito come voce del passato e come voce ha invitato i posteri al dialogo.

Un potere interlocutorio rappresentato in modo emblematico dal celebre passo della Lettera di Machiavelli a Francesco Vettori, del 10 dicembre 1513:

[...] rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch'io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi trasferisco in loro.

Gardini contesta, più in generale, il criterio del parlato per giudicare della vita o meno di una lingua. Non basta che il parlante ia vivo perché si possa dire viva la sua lingua. Vivo non è ciò che viene detto, ma ciò che rimane è lascia traccia. 

Tutta la letteratura, insiste Gardini, a voler usare il criterio del parlato, è morta, perché è arte, cioè costruzione, calcolo, messa in stile, come la musica o la pittura. L'Eneide di Virgilio è come la Nona di Beethoven. 

La letteratura è vita, non morte, ed è viva perché genera in risposta altra scrittura, che durerà, e anche perché esistono i lettori, perché esiste l'interpretazione, che è un dialogo tra scrittura e pensiero, un dialogo tra i secoli, che ferma lo scorrere vanificante e rinnova di continuo la possibilità del permanere, la sola concessa alle cose della storia. 

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