Dall'Odissea di Nikos Kazantzakis (Crocetti Editore), alcuni dei 33.333 versi.
Il cuore dell'uomo è una bestia oscura.
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Salve, cuore dell'uomo, belva che divori il destino.
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La vita è appesa a un filo di ragno.
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Grave la vita, grave la morte, grave trappola il mondo.
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Donde, perché la vita, verso dove?
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La vita è un tragitto in mare, con la barca armata / di grande reti, di sciabiche, di nasse e di arpioni. / Issiamo la vela di buon mattino, carichiamo le reti, / prendiamo un po' di latterini, buoni per una zuppa, / e la vita è andata, coliamo a picco con la barca.
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Dorme la Morte, e sogna che esistano uomini vivi, / che sulla terra s'innalzino case, palazzi e regni, / che sorgano giardini fioriti, e che alla loro ombra / passeggino donne nobili e cantino le schiave. / Sogna che sorga il sole, e che la luna illumini, / che giri la ruota della terra, e che ogni anno porti / erbe e fiori, frutti d'ogni sorta, piogge dolci e neve; / che la ruota giri ancora, e che la terra si rinnovi. / La Morte ride di nascosto, lo sa ch'è solo un sogno [...] / Nel sonno fulmineo ha avuto un incubo: la vita.
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Sprofondati nel cibo come scarabei nello sterco, / i ricchi mangiano e bevono vini freschi all'ombra - / mentre gli dèi stercorari soffocano nel lardo; / perché sborda di ciccia l'anima e ingrassa i suoi dèi.
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Hai fatto tutto bene sulla terra, pane, vino, donne; / ma i bambini, Assassino, perché uccidi i bambini?
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Dio è un canto nell'aria azzurra, e nessun uomo / comprende le sue parole, né sa da dove viene; / solo il cuore, uccello spaurito, l'indovina e trema.
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Dio va spaventato; / quante più cose gli chiedi, tante più lui ne concede.
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Lo straniero ha sempre il volto del Dio sconosciuto.
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Dio è una pioggia capricciosa che cade dove vuole.
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Buon Dio, afferra la prudenza e torcile il collo.
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Cerchi Dio ma inciampi in spettri e spaventapasseri.
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Signore, fa' ch'io diventi un flauto sulle tue labbra!
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Io non voglio un Dio che non può salvare mio figlio.
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Dio gli sembra un coccodrillo in mezzo al mare: / chiude gli astuti occhi neri fingendo di dormire; / e gli stolti mortali si azzardano a montargli sopra, / costruiscono un'alta città con argilla e pietre, / si aggrappano alle sue placche e le riempiono di culle; / ma a un tratto il mostro scervellato muove piano la groppa, / e tutto - anime, pietre e fasce - sprofonda tra le onde!
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La mosca ha il culo grosso e crede di smerdare il mondo.
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Le parole sono pesci nel mare.
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L'astuta, ingannatrice, favolista mente umana / che lega un filo rosso all'arcolaio del mondo, / poi con un calcio dà l'avvio alla grande favola!
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Questi credono che la mente si nutra di solo pane, / tutta la vita ciarlano di cibo, di ricchi e poveri; / della fiamma che sprizza dal cervello come un fulmine, / questi ne fanno un fuocherello per il caminetto, / su cui la madre mette la pignatta e si scalda il vecchio. / Io odio la virtù, che mangia beve e maldigerisce; / il pane e il cibo sono buoni, ma assai di più sazia / la fiamma disumana che scaturisce dai ventri oscuri; / e questa fiamma dentro di me mi piace chiamarla Dio!
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L'anima umana può affrontare la Morte in molti modi: / chi piange, chi ride per lo spavento, chi coraggioso / provoca l'oscura mietitrice con parole arroganti; / altri, docili come agnelli, tendono il collo a terra. / Credo che noi, fratelli, dobbiamo accoglierla in piedi, / come una gran dama, senza grida umilianti o risa, / nobili noi pure, che dalla festa splendida del mondo / si alzano sazi di cibo e vino e vanno a coricarsi.
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E se mi chiedete quali beni promette questo dio / ai cuori fedeli che lo seguono, ascoltate bene: / fame e sete, fratelli, serba per noi nella bisaccia; / lo dico chiaro e forte, amici, poi non vi lamentate / se languirete nel deserto, laceri e affamati. / Traccio una linea dritta con la spada nella sabbia: / dietro schiavitù e grandi, davanti libertà e fame!
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Al limite dell'immensa distesa sabbiosa Ulisse scorge / una fogliettta che agita la verde spadina in aria; / il grande Condottiero china la mano lentamente, / e accarezza con affetto quella verde sentinella, / l'ultima, ultima fogliolina, e le parla in segreto; / "Guerriero glorioso, disperato, piccolo filo d'erba, / che solo e senza paura sfidi il deserto intero, / sei il mio unico compagno, non ne ho altri al mondo!
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Ogni mio passo in ogni istante è un crocevia.
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La più grande virtù sulla terra non è essere libero, / ma cercare insonni la libertà, senza pietà né tregua.
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Com'erba folta e crespa i popoli spuntamo dal suolo, / ritornano nel suolo come erba, e la terra ingrassa, / divora ghiotta i cadaveri pingui dei suoi figli.
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Cos'altro sono i figli se non bocconi per la Morte?
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Anima, la tua patria è sempre stata il viaggio!
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Con che spietato silenzio le stelle solcano il cielo, / e noi, naufraghi schiantati in fondo a un pozzo oscuro, / lanciamo invano grida selvagge per chiedere aiuto - / ma nessuna stella cambia corso per salvare un'anima.
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La storia dell'uomo è massacri, pianti e vergogne; / macello sanguinoso la terra, la verità non esiste, / non c'è gioia né virtù, non c'è compenso né speranza.
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Come un viandante si china a guardare le formiche, / che trasportano pagliuzze e combattono sulle aie, / e con il piede le schiaccia e nel fango le sommerge: / così combatte sulla terra il formicaio umano; / ma nessuna mente ci guarda, nessun cuore ci irride; / il piede incombe su di noi, senza pietà ci schiaccia.
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Chino e muto su di noi c'è un pescatore / invisibile, chi lo chiama Morte, chi Dio benigno, / che lancia la sua sciabica e ci trascina via tutti.
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Siamo un pugno di terra nera, ma la nostra gola canta.
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Il canto dell'uomo è l'unica fiamma che non muore mai.
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Il canto va acquistato a caro prezzo.
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