Ultimo dei tre Diari di Julien Green, gli anni dal 1940 al 1943. La guerra è iniziata. La Francia è occupata dai tedeschi. L'autore vive esule negli Stati Uniti. Il ricordo di Parigi e le sorti del suo Paese saranno al centro di ogni suo pensiero.
Nostalgia, preoccupazione, angoscia e disperazione i sentimenti dominanti. Ma insieme, con ancora più insistenza rispetto ai precedenti Diari, la certezza della volontà di Dio che misteriosamente si compie.
Un libro di grande intensità, con molte pagine e appunti memorabili, che rivelano veri tesori poetici e spirituali, da custodire e meditare.
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Non a tutti è concesso di spogliarsi come è accaduto a me e talvolta è un grande, un tremendo favore quello di vedersi strappati a ciò che si possiede.
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Ieri la felicità è entrata all'improvviso, come un tempo, ed è rimasta un istante nel gran salotto silenzioso e buio. Stavamo in piedi dinanzi a una finestra e guardavamo la pioggia che tesseva il suo velo nel cielo offuscato, e ho sentito che, nonostante quello che ci gridano i giornali, ho sentito che la felicità era vicina, umile come una mendicante e magnifica come una regina. Essa è sempre lì (ma noi non ne sappiamo niente) che bussa alla porta, perché le si apra, ed essa possa entrare, e mangiare con noi.
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L'ordine vero è fondato sulla preghiera, tutto il resto non è che disordine (più o meno ben mascherato) [...] Tutto ciò che viene edificato su qualcos'altro è destinato a crollare presto o tardi nel fango insanguinato.
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La Bibbia contiene per ognuno di noi un messaggio cifrato. È la fede che ci dà la cifra.
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Non c'è verità né assoluto che nell'invisibile.
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Tutto è perduto, ma tutto è guadagnato. All'estremo punto della disperazione ricomincia la speranza che conduce sino alle stelle.
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Non c'è più pace se non nella preghiera. I pochi minuti che noi concediamo a Dio sono come una fortezza in cui ci rifugiamo e ove possiamo star certi che il secolo non ci raggiungerà.
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Dipendiamo talmente gli uni dagli altri che nulla è proprietà di ciascuno di noi, ma, come ogni gioia ci è comune, così ogni dolore.
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Noi siamo fatti di tutto ciò che vediamo e ascoltiamo, di tutto ciò che leggiamo e crediamo. Il nostro corpo, di tutto ciò che mangia. Così l'anima che, a suo modo, mangia anch'essa.
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Soltanto dopo morti sapremo ciò che voleva significare la nostra vita.
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Quanti leggono e scrivono non per conoscere la verità, ma per accresce il loro piccolo io!
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La parola umana [...] spesso è così inferiore a quanto si propone di esprimere che ci si domanda che non sia questa una delle conseguenze dalla Caduta [...] La vera parola, la parola delle parole, si scopre soltanto nel cuore del silenzio.
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Hitler può distruggere le città e scacciarci da casa nostra, ma non può uccidere la gioa soprannaturale che viene dall'alto.
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Niente invecchia più un uomo di un pregiudizio.
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Una biblioteca è il punto di confluenza di tutti i sogni dell'umanità.
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Certo cattivo gusto è infinitamente da preferire all'insipido e timorato buongusto che regna nella maggio parte delle case borghesi.
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Si muore con la testa piena di bei testi e il cuore assolutamante vuoto.
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Il segreto di una grande opera non consiste in altro che nella forza irresistibile della verità.
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Ogni vita umana è una meraviglia di complicazione, i cui particolari sono appena avvertiti soltanto da colui che tiene un diario, e il cui segreto non è mai conosciuto da altri che da Dio.
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È più facile organizzare eserciti e vincere la Francia che dipingere una tela di Renoir.
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Sfogliando dei libri sulla preghiera mi sono detto che il miglior libro sulla preghiera si legge in ginocchio, a mani giunte e a occhi chiusi.
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Ogni vera gioia come ogni vera tristezza ci viene dal didentro. Il mondo esteriore con le sue illusioni deliziose e terrificanti non può che gettarci nell'agitazione e impedire che ci si ritrovi. Bisogna cercare la strada che conduce verso la parte più intima di noi stessi se vogliamo gustare la pace che supera ogni intendimento.
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Soltanto la Bibbia è eternamente giovane, come un torrente di montagna che rotola da migliaia di anni.
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C'è un giorno dell'anno che sarà per ognuno di noi, che, da sempre, è già la porta buia attraverso la quale si andrà a Dio per sempre. Com'è che si passa tante volte davanti a questa porta senza nessun presentinento?
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Ci si meraviglia a vedere quanto siano scarsi gli uomini che hanno il senso della poesia, non voglio dire il senso della poesia verbale, che del resto è infinitamente raro, voglio dire il senso della poesia senz'altro, la poesia della vita. Un signore che tiene sempre l'orecchio attaccato al ricevitore del telefono non sa che farsene della poesia [...], non ne ha il tempo. Ma un uomo che va in chiesa e che prega introduce nella propria vita il soprannaturale. Proprio per questa ragione io vedo nella Chiesa il rifugio dei poeti.
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Il maggiore esploratore su questa terra non fa viaggi più lunghi di colui che scende in fondo al proprio cuore e si china sugli abissi dove il volto di Dio si specchia tra le stelle.
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Introdurre il soprannaturale nella propria vita, rompere la diga che ci protegge dal l'Oceano, da Dio, significa voltarsi a una tragedia senza nome. In realtà tutta l'educazione moderna tende ad amarci contro lo spirituale. Per aver pace, per stabilire un equilibrio durevole (ma quale pace e quale equilibrio?) ci insegnano a sventare tutti gli stratagemmi di quel perpetuo assediatore che è Dio. Noi gli opponiamo un invincibile tepore, ma, per poco che si ceda su un punto, il cielo intero coi suoi golfi e i suoi milioni di astri si scaglia dentro di noi. Combattuto tra l'incanto e il terrore, il mistico si sente condotto per mano, poi bruscamente abbandonato nel cuore della notte. La sua vita quotidiana prende un senso nuovo e profondamente misterioso per il solo fatto che il caso ne viene eliminato. Tutto quello che accade è voluto, [..] niente è fortuito, Dio è dappertutto. Ma che sappiamo noi di Dio, di ciò che vuole, di ciò che pensa? Le civiltà scompaiono l'una dopo l'altra ed egli sta in silenzio. Forse egli è più incomprensibile all'uomo di quanto l'uomo non sia incomprensibile alla formica o all'ape [...]. Tuttavia Dio vuole entrare in comunicazione con noi in quella dimora segreta che è la sottile cima dell'anima e vuole che noi l'amiamo. Queste verità sono talmente rifritte nel nostro mondo pseudo-cristiano che si esita a enunciarle ancora una volta [...]. Si dice: Dio ci ama. E v'è in ciò di che diventar pazzi.
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Dio non parla ai chiacchieroni.
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A coloro che leggono troppo, si potrebbe dire che Dio non li interrogherà su quello che avranno letto e che essi confondono il Giudizio Universale con la laurea.
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