lunedì 31 marzo 2008

A differenza degli uccelli

Austerlitz di W. G. Sebald, l'ho accennato nel primo post dedicato a questo libro, è anche un romanzo sull’architettura, o meglio su cosa costruiscono gli uomini, come lo costruiscono e soprattutto perché: «forse sono proprio i nostri progetti più ambiziosi a tradire maggiormente il grado della nostra insicurezza». Dalle grandi stazioni ferroviarie come quella centrale di Anversa, «cattedrale consacrata al commercio e al traffico mondiali», alle imponenti fortificazioni difensive, la «follia del sistema assedio-fortificazione»: «le fortezze più imponenti attirano, com’è nella natura delle cose, anche le forze nemiche più imponenti…quanto più ci si trincera, tanto più risolutamente ci si mette sulla difensiva, costretti alla fine ad assistere…a come le truppe nemiche, aprendosi altrove una zona di combattimento scelta da loro, ignorino bellamente le fortificazioni». Dai lager come quello di Fort Breendonk, divenuto poi museo della Resistenza belga, al ghetto di Theresienstadt, la città che il Führer aveva regalato agli ebrei, come recitava la pubblicistica nazista. Alla nuova biblioteca nazionale di Parigi, con le sue quattro gigantesche, babeliche, torri di vetro. «Noi, a differenza degli uccelli che per millenni costruiscono sempre lo stesso nido, siamo inclini a spingere le nostre imprese ben oltre ogni ragionevole limite».

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