Non mi riesce di capire il "mestiere" di poeta, i ferri, il laboratorio di questo "mestiere". Quella del poeta è per me una pura e semplice condizione umana, la poesia appartiene alla nostra più intima biologia, condiziona e sviluppa il nostro destino, è un modo come un altro di essere uomini. [...]
Cominciai a scrivere versi non so come, ero sempre in preda a non so quale ebrezza, stordito da sensazioni troppo acute, troppo dolci. Le mille cose che quella snervante primavera mi proponeva erano magicamente gravide di significati, ricche di acutissime, deliziose radiazioni. Come in una seconda infanzia, cominciai a enumerare le cose, a compitare in versi un ingenuo inventario del mondo.
Bartolo Cattafi, in Poesia italiana contemporanea (Guanda, 1964).
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