"Questo è il monumento che insieme innalziamo alla memoria di tutti coloro che sono stati martoriati e uccisi".
Aleksandr Solzenycin, Arcipelago Gulag, (Parigi 1973).
A quanti non sono vissuti abbastanza
per raccontare tutto questo.
E mi perdonino
di non aver visto tutto,
di non aver ricordato tutto,
di non aver indovinato tutto.
Eppure:
"Chiuda pure il libro a questo punto il lettore se si aspetta un atto d'accusa politico. Se fosse così semplice! Se da una parte ci fossero uomini neri che perfidi tramano nere azioni e bastasse distinguerli dagli altri e distruggerli! Ma la linea che separa il bene dal male attraversa il cuore di ogni uomo. Chi può distruggere un pezzo del proprio cuore? Nel corso della vita di un cuore quella linea si sposta, ora stretta dal gioioso male, ora facendo spazio perché il bene vi fiorisca. Il medesimo uomo diventa, nelle sue diverse età, nelle diverse situazioni della vita, una persona completamente diversa. Ora è vicino al diavolo, ora al santo. Ma il suo nome non cambia e noi gli ascriviamo tutto. Socrate ci ha affidato il suo monito: conosci te stesso! E noi ci fermiamo stupefatti davanti alla fossa nella quale eravamo lì lì lì per spingere i nostri offensori: è un caso se i boia non siamo noi ma loro [...] Dal bene al male non c'è che un passo, dice il proverbio. Dunque anche dal male al bene".
E ancora:
"In quanti esseri differenti può mutarsi un medesimo uomo nel corso della sua vita! E come ogni volta appare nuovo a sé steso e agli altri. Ma noi prendiamo uno di questi esseri completamente diversi fra di loro e lo lapidiamo con gioia e prontezza. Ma se la pietra ti cade di mano? Se tu stesso sei stato colpito dalla sciagura, allora sorge un nuovo modo di vedere. Di vedere la colpa. Di vedere il colpevole. Lui e te stesso. In questo lungo libro ci sono già state troppe parole di perdono. E mi si obietta, con stupore e indignazione: dov'è il limite? Non si possono perdonare tutti! Infatti io non perdono tutti. Perdono solo quanti sono caduti. Fino a quando l'idolo si erge sulla sua altura di comando e, con una piega autoritaria sulla fronte, insensibile e arrogante storpia le nostre vite, datemi una pietra bella pesante! Ma non appena è stato abbattuto e cade, e l'impatto con la terra segna il suo volto con il primo solco della coscienza, allontanate le vostre pietre!"
Nessun commento:
Posta un commento