domenica 10 maggio 2020

Soltanto sognare

Che grande libro il Diario Clandestino di Giovanni Guareschi (1943-45).

Io, insomma, come milioni e milioni di persone come me, migliori di me e peggiori di me, mi trovai invischiato in questa guerra in qualità di italiano alleato dei tedeschi, all'inizio, è in qualità di italiano prigioniero dei tedeschi alla fine. Gli anglo-americani nel 1943 mi bombardarono la casa, e nel 1945 mi vennero a liberare dalla prigionia e mi regalarono del latte condensato e della minestra in scatola.
Per quello che mi riguarda, la storia è tutto qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il perso di un guscio di nocciola nell'oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrinoli e senza medaglie ma vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, io sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno.
Anzi, sono riuscito a trovare un prezioso amico: me stesso.

Il dramma della guerra e della prigionia in un lager nazista raccontato con umorismo e tenerezza. Decine e decine di pagine drammatiche e divertenti, profonde e commoventi, reali e surreali.

Signora Germania, tu mi hai messo fra i reticolati, e fai la guardia perché io non esca.
È inutile, signora Germania: io non esco, ma entra chi vuole. Entrano i miei affetti, entrano i miei ricordi.
E questo è niente ancora, signora Germania: perché entra anche il buon Dio e mi insegna tutte le cose proibite dai tuoi regolamenti.
Signora Germania, tu friggi nel mio sacco e rovisti fra i trucioli del mio pagliericcio. È inutile, signora Germania: tu non puoi trovare niente, e invece lì sono nascosti documenti d'importanza essenziale. La pianta della mia casa, mille immagini del mio passato, il progetto del mio avvenire.
E questo è ancora niente, signora Germania. Perché c'è anche una grande carta topografica al 25.000 nella quale è segnato, con estrema precisione, il punto in cui potrò ritrovare la fede nella giustizia divina.

A noi è concesso soltanto sognare, scrive il prigioniero Giovannino, n. 6865. Sognare è la necessità più urgente: aggrapparsi alla realtà coi nostri sogni, per non dimenticarci d'esser vivi. E i protagonisti dei sogni dell'autore sono i bambini: i suoi figli Albertino e Carlotta, il suo figlio nato morto (protagonista di uno struggente racconto), il figlio orfano di un altro prigioniero. Lo vengono a trovare i bambini e diventano i suoi principali compagni di gioco e di prigionia (Viene in mente il film La vita è bella di Roberto Benigni).

Giovannino seduto per terra sulla sabbia deserta. È solo, ma non è solo. La vita gli diede tre figli, ma il secondo non ebbe niente dalla vita (né una briciola di luce, né un filo d'aria, né un nome), perché quando nacque già la morte l'aveva agghiacciato 
Ma egli ravvivò la bocca muta con un soffio del suo respiro; accese gli occhi spenti con un po'di luce dei suoi occhi, e gli fece un nome con un pezzettino del suo cuore: Ci.
E Ci - non nato - visse. E fu sempre con suo padre, e anche ora è qui con lui, e nessuno lo sa [...]
Giovannino, seduto sulla sabbia deserta, al limite del campo, sembra solo. E invece Ci è qui con lui, seduto sulla sua spalla destra, col faccino appoggiato alla sua gota scarna. E insieme guardano oltre la siepe, e aspettano qualcosa.



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