mercoledì 15 aprile 2020

Parole sbracate

Il fascino delle parole.

Le brache o braghe (calare le braghe), le brachette e i braghettoni: piccole e grandi mutande o calzoni. Le braghesse, al femminile, imposte alle cortigiane dalle autorità veneziane, nel '500.

Il Braghettone: il pittore (Daniele Ricciarelli da Volterra) che ricoperse con brache le nudità del Giudizio Universale di Michelangelo, nella Cappella Sistina. 

Bracato, imbracato e imbracatura. (I Romani chiamarono bracata Gallia, quella che poi fu detta Gallia Narbonese, perché gli abitanti di essa portavano le brache, e non la toga). 

Stracciabrache. Altro nome della pianta salsapariglia nostrana, rampicante provvisto di abbondanti aculei.

Sbraco o sbrago, persino sbrego. Lo strappo (sui pantaloni), lo scadimento morale, lo spasso (quel tipo è uno sbrago). 

Sbracare (degenerare, esagerare) e sbracarsi (sul divano o dalle risate). 

Sbracato, sbracalato e bracalone: sciatto, scomposto e disordinato. 

"La sbracalatura non è un mio atteggiamento - scrive Giovanni Guareschi nel Corrierino delle famiglie (1954) -, è parte integrante di me stesso perché io [...] riesco a essere sbracalato anche quando sono nudo: epperciò io ammiro particolarmente chiunque vesta con proprietà. Chiunque sappia cioè portare un bell'abito senza risultare dominato da esso e senza opprimerlo con la propria personalità, ma concedendo all'abito quel tanto che è necessario per evitare che l'abito si trasformi - come nel caso mio - in una corteccia".


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