domenica 19 aprile 2020

Che devo fare

Su Civiltà Cattolica, un saggio molto interessante sul rapporto "complicato" tra la Compagnia di Gesù e la poesia, dalle origini ai nostri tempi.

Annoto tre selezioni di versi di gesuiti poeti e una domanda radicale.

Eusebio Rey, imprigionato durante la Guerra Civile, attraverso le sbarre della sua cella distingue, nell'insonnia notturna, un tenue raggio:

Il raggio nuovo di questa stella vecchia
per me fu creato
e per secoli e deserti di luce
ha camminato senza riposo 
fino a posarsi sulla mia fronte avvilita. 
Grazie, Signore, ti sei ricordato
di me nella mia notte più triste. 
Grazie per questo bacio delle tue labbra

Javier Melloni, esperto di spiritualità e autore di poesie, sull'alternanza pieno/vuoto:

La pausa tra due note, 
lo spazio bianco tra due parole,
la pagina vergine tra due capitoli, 
la notte dopo le attività diurne, 
gli alberi spogli in inverno, [...]
tutto ciò che è pieno aspira al vuoto
per non saturarsi di sé 

Il gesuita cileno José Maria Vélaz (1910-1985) e la salita al monte del silenzio:

Esplorerò il silenzio / oltre le porte della notte [...] 
o percorrerò il sentiero del nulla dove tutto tace [...]. 
Là incontrerò Dio, / capirò il muto linguaggio della sua presenza. 

Infine la domanda folgorante, lacerante e terribile, di Félix Gonzàlez Olmedo, testimone di un dono "pericoloso", da tenere nascosto:

Che devo fare di questa luce di poesia che mi portò dentro?


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