Durante l'interrogatorio egli guardava fisso qualcosa sulla parete, al di sopra del presidente [del tribunale]. "Cosa guardate?" gli gridò il presidente. "Gesù in croce" gli rispose Luca; "non è permesso?" "Dovete guardare in faccia chi vi parla" gridò il presidente. "Scusate" replicò Luca "ma anche Lui mi parla; perché non lo fate tacere?" Puoi immaginare l'ilarità del pubblico (del processo). Era uno spettacolo assurdo e spaventoso. Alla fine del dibattimento, come d'uso, il presidente chiese all'imputato se avesse da dire qualcosa, prima che i giurati si ritirassero in camera di consiglio. Luca mosse lievemente le labbra. "Più forte" gridò il presidente. Ma Luca arrossì e lo guardò imbarazzato. "Che cosa avete detto?" Insisté il presidente. "Che iddio vi perdoni" disse Luca. La sua non resistenza era spaventosa. Avesse bestemmiato, inveito, minacciato; invece era mite e mansueto. Negava di essere stato l'omicida, ma assisteva alla sfilata dei testimoni che accumulavano indizi contro di lui, come a uno spettacolo che non lo riguardasse.
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