Ella chiuse gli occhi.
"Ma dimmi di no", gridò il vecchio, "dimmi che neppure tu ci credi. È una deformazione di fatti, come sola poteva venir fuori da quelle terre di esaltati. Devi convincerti, Claudia... Non c'è un fondamento... non c'è verosimiglianza. Noi abbiamo ucciso Dio?".
"Mediante doppia e regolare sentenza, Seneca", disse lei con voce atona. "Un tribunale religioso giudaico... un tribunale civile romano. Un Sinedrio formato tutto di persone molto rispettabili e un Procuratore... quel Pilato che hai ben conosciuto... che l'avrà tante volte invitato a pranzo... un uomo piacevole, non è vero, Seneca? E anche onesto, fin dove può essere onesto un uomo politico. Non impazzire, mio caro. Io non sono impazzita".
Il dialogo notturno tra Seneca e Claudia, moglie di Pilato, a distanza di anni dalla controversa condanna del Galileo, è il tema narrativo/drammaturgico centrale di quel capolavoro assoluto che è La moglie del Procuratore, racconto di Elena Bono pubblicato la prima volta nel 1956 (dentro la raccolta Morte di Adamo) e ora riproposto da Marietti con testo autonomo.
Un racconto-romanzo imperdibile: storico, filosofico, psicologico, teologico, poetico. Denso, intenso, commovente, sconvolgente.
All'amantissima moglie Claudia Procla Serena ogni mio avere e questa, se è lecita, domanda: cos'è la verità?
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