domenica 27 maggio 2018

Rivelazione


Camminando sull'erba bagnata, cercando tra le piante, egli ha nel volto, colpito dal sole radente - di un rosa che è pura luce - un lieve sorriso strabiliato e quasi teatrale - tanto è l'incanto. Muove i passi come fosse un estraneo in un luogo mai visto.

È la prima volta infatti che si accorge di quegli alberi, toccati da una luce che è fuori dalle tradizioni della sua esperienza. Essi sembrano infatti animati, come degli esseri coscienti: coscienti, e, almeno in quella pace, in quel silenzio, fraterni. Passivi alla luce che li tocca come un miracolo naturale, l'alloro, l'ulivo, la piccola quercia, e più in là, le betulle, sembrano accontentarsi di uno sguardo, per ripagare quell'attenzione con un amore infinito e infinitamente preesistente: e lo dicono, letteralmente lo dicono, attraverso la loro semplice presenza, dorata e vivificata dalla luce, che si esprime senza parola, ma semplicemente con se stessa. Presenza che non ha significato, e che pure è una rivelazione.

Ora, non c'è evidentemente proporzione tra i miracoli rivelati e tutte le altre cose che si fanno nella vita. Eppure il padre - forse perché sono un'eccezione già straordinaria per lui, quei pochi minuti passati vagando nel suo giardino, a quell'ora - è incapace di continuare a restare all'altezza di quella situazione, di lottare ancora a lungo con quello stupefacente amore del sole.

(Pier Paolo Pasolini, Teorema, 1968)


martedì 1 maggio 2018

Traditore


Ero stanco di veder ammazzare la gente. Da quattro anni non facevo altro che veder ammazzare la gente. Veder morire la gente è una cosa, vederla ammazzare è un'altra. Ti par d'essere dalla parte di chi ammazza, d'essere anche tu uno di quelli che ammazzano [...] In quei quattro anni di guerra non avevo mai sparato contro un uomo: né contro un uomo vivo, né contro un uomo morto. Ero rimasto cristiano. Rimaner cristiano, in quegli anni, voleva dir tradire. Esser cristiano voleva dire essere un traditore, poiché quella sudicia guerra non era una guerra contro gli uomini, ma contro Cristo. Da quattro anni vedevo torme d'uomini armati andar cercando Cristo, come il cacciatore va cercando la selvaggina. In Polonia, in Serbia, in Ukraina, in Romania, in Italia, per tutta l'Europa, da quattro anni, vedevo torme d'uomini pallidi andar frugando nelle case, nei cespugli, nei boschi, sui monti, nelle valli, per stanare Cristo, per ammazzarlo come un cane arrabbiato. Ma ero rimasto cristiano.

[...]

Laggiù, fin dove giungeva il mio sguardo, migliaia e migliaia di cadaveri coprivano la terra. Non sarebbero stati che carne marcia, quei morti, se non vi fosse stato tra loro qualcuno che si era sacrificato per gli altri, per salvare il mondo, perché tutti coloro, innocenti e colpevoli, vincitori e vinti, ch'eran sopravvissuti a quegli anni di lacrime e sangue, non dovessero vergognarsi d'essere uomini. V'era certo il cadavere di qualche Cristo, fra quelle migliaia e migliaia di uomini morti. Che cosa sarebbe avvenuto del mondo, di noi tutti, se fra tanti morti non vi fosse stato un Cristo?
"Che bisogno c'è di un altro Cristo?" disse Jimmy. "Cristo ha già salvato il mondo, una volta per sempre". "Oh, Jimmy, perché non vuoi capire che tutti quei morti sarebbero inutili, se non ci fosse un Cristo fra loro? Perché non vuoi capire che vi sono certamente migliaia e migliaia di Cristi farà tutti quei morti? Lo sai anche tu che non è vero che Cristo ha salvato il mondo una volta per sempre. Cristo è morto per insegnarci che ognuno di noi può diventar Cristo, che ogni uomo può salvare il mondo col proprio sacrificio. Anche Cristo sarebbe morto inutilmente, se ogni uomo non potesse diventar Cristo e salvare il mondo".

Curzio Malaparte, La pelle (1949). 

Il romanzo viene inserito dalla Congragazione del Sant'Uffizio nell'Indice dei libri proibiti per immoralità.

Il consiglio comunale di Napoli - il libro racconta la liberazione della città e la diffusione della peste, fisica e morale, tra la popolazione - vota all'unanimità il "bando morale a Curzio Malaparte dalla città".

Appena un cristiano vince - scrive ancora Malaparte - dimentica d'esser cristiano. È una vergogna vincere la guerra. Anche Cristo ha perso la guerra