mercoledì 11 luglio 2012

Anna Carissima



33 anni fa, l'11 luglio del 1979, veniva barbaramente ucciso Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.

Pochi anni prima, nel 1975, accettato da pochi mesi l'incarico che lo avrebbe portato alla morte, già consapevole dei rischi cui sarebbe andato incontro, scrive questa bellissima lettera testamento alla moglie Anna, che andrebbe appesa nei corridoi delle scuole italiane, e negli uffici della pubblica amministrazione. 

Una lettera che parla del senso del dovere, del senso di giustizia, del senso 'trascendente' della famiglia (meglio di molti discorsi sulla famiglia che siamo abituati a sentire), dell'educazione dei figli, dell'amore tra un marito e una moglie.

Anna carissima, 


è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese. 


Ricordi i giorni dell'Umi, le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo. 


I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [...]. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il Paese, si chiami Italia o si chiami Europa


Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro. Francesca dovrà essere più forte, più dura, più pronta ma è una dolcissima bambina e crescerà benone. Filippo – che mi è carissimo perché forse è quello con il carattere più difficile e simile al mio -, dovrà essere più morbido, meno freddo ma sono certo che diventerà un ottimo ragazzo e andrà benone nella scuola e nella vita. Umberto non darà problemi: ha un carattere tale ed è così sveglio che non potrà che crescere bene. Sarà per te una vita dura ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi [...]. 


Giorgio 

Molti fortunatamente in queste stanno ricordando la figura di Giorgio Ambrosoli, almeno sul web. Per ricostruire la sua vicenda, segnalo questa puntata de "La Storia siamo noi" di Minoli, e questa intervista televisiva di Mario Calabresi al figlio Umberto, nel programma "Hotel Patria" (la si trova qui, a partire da 1:24.00).

Dal film "Un eroe borghese"

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