"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
lunedì 14 giugno 2010
Solo i mistici
«Nel mondo moderno solo i mistici sopravviveranno. Gli altri saranno soffocati dal sistema, se vi si ribellano; o affogheranno nel sistema, se vi si rifugiano».
La citazione è di Raimon Panikkar. La trovo in questo approfondito post di Massimo Diana su DarsiPace dedicato all'esperienza mistica, descritta come "esperienza integrale della vita". Il mistico è "colui che è aperto alla vita nella sua totalità".
Di questa esperienza integrale della vita fa parte la speranza (il mistico "vibra di speranza"). Ma di quale speranza parliamo? Qui l'intuizione di Panikkar è davvero straordinaria:
«La speranza non appartiene al futuro; appartiene all’Invisibile».
Commenta Massimo Diana: sperare non significa proiettarsi in un futuro ipotetico, ma saper cogliere l’Invisibile nel presente visibile. È scoprire un’altra dimensione dentro e oltre la concreta realtà del (triste) presente. Una apertura a quell’altra dimensione che non viene colta né dalla nostra sensibilità né dalla nostra intelligenza, ma che esige il ricorso a quel terzo occhio che solo è in grado di coglierla, e che corrisponde ad una vera e propria resurrezione.
Recita un verso di Elena Bono: "Così semplice era tutto: chiudere gli occhi e guardare"
(L'immagine è presa del web)
così ha detto Karl Rahner:
RispondiEliminaA molti sembra di darsi un’aria d’élite, a parlare di mistica. Intanto, se ci fosse solo un indottrinamento su Dio fatto dall’esterno, così come mi si racconta che esiste l’Australia, io, in fin dei conti, oggi non potrei essere cristiano. Debbo avere a che fare con Dio, dal di dentro, dal centro della mia esistenza, e debbo far sì che questa interiorità pervada sempre di più la mia vita. In altre parole - che corrono il rischio di risuonare troppo patetiche - si potrebbe dire: “Oggi, se non si è mistici, non si può essere nemmeno cristiani”. (K. Rahner, Confessare la fede nel tempo dell’attesa. Interviste, 95ss).
grazie marco, speravo in tuo contributo
RispondiEliminaMi piace sentir parlare di Speranza non come un semplice incrocio di dita volto a favorire che le cose vadano al meglio ma come la possibilità di abbracciare oggi tutto ciò che la vita ci sta offrendo accettando la possibilità che il senso delle cose non nasca e finisca nella mia intelligenza. Unica strada, credo, per sentirsi realmente vivi.
RispondiEliminaciao stefania, bentornata :)
RispondiElimina