venerdì 5 febbraio 2010

La cacca bianca


L'altra sera mia figlia di 6 anni piangeva perchè la sua migliore amica - una bambina filippina - l'indomani si trasferiva a Milano con i genitori e non sarebbe tornata mai più. Quella mattina, a scuola, la classe l'aveva salutata con una festa in suo onore.

Lo scorso anno è toccato invece al "grande": il suo amichetto Matteush tornava in Polonia con la mamma e il papà, che erano in Italia da 18 anni. Qualche settima fa lo abbiamo rivisto grazie ad un colegamento webcam (che invenzione!) ed è stata una grande gioia. E poi ancora, all'inizio di quest'anno, tutta la classe ha vissuto settimane di apprensione perchè la piccola Saduni non riusciva a tornare dallo Sri Lanka per motivi legati al permesso di soggiorno.

Benedico la scuola che é una grande palestra di integrazione. E non tanto per i discorsi che vengono fatti dagli insegnanti, quanto perchè insegna ai bambini (ma anche ai loro genitori) a vivere insieme e a volersi sfacciatamente bene, italiani e stranieri.

Stamattina un articolo su Repubblica presentava una bellissima carrellata di racconti di bambini stranieri sulla loro esperienza, bella o brutta, con i compagni di banco italiani. Si sa che i bambini possono essere anche cattivissimi, ma le osservazioni di questi ragazzini immigrati sono strepitose. Potrei scegliere quelle più serie, che fanno riflettere sul clima politico e culturale del nostro Paese sul tema dell'immigrazione. Ma preferisco segnalare quelle più esilaranti e fantasiose, che mostrano l'involontaria genialità dei bambini, di ogni latitudine.

Come Faiza, 10 anni, del Marocco, per il quale "gli italiani sono americani, però nati in Italia, non in America, per questo parlano italiano".

Omar, 9 anni, marocchino anche lui, ci tiene a precisare che non ha la pelle bianca, "è vero, ma non ho neanche la pelle nera, perchè la mia pelle è marroncina. I negri hanno la pelle nera e io non sono negro, sono arabo (...) Secondo me se il colore era nero per me era peggio".

Per Vera, 9 anni, albanese, gli italiani "sono bassi, simpatici, allegri, sempre alla moda. Gli italiani assomigliano agli albanesi".

Infine Ines, 9 anni anche lei, domenicana, si lamenta perchè "un bambino pensa che io ho la pelle così perchè mi sono colorata con un pennarello". Qualcuno, velenosetto, le chiede: "Perchè non ti scancelli?" o "Di che colore è il tuo sangue?" oppure ancora: "Ma tu fai la cacca nera?". Ines un po' s'arrabbia "perchè a loro la maestra deve ancora insegnare tutto, sono troppo piccoli". Quindi sbotta, adorabile, che "Poi io non ho mai visto una cacca bianca, nessuno la vede, non esiste!"




3 commenti:

  1. Leggendo questo post, devo confessarlo, ho provato invidia. Invidia per questo mondo di affetti e di emozioni belle e costruttive che circolano intorno alla scuola dei tuoi figli, nelle loro classi.
    Io e mio marito viviamo un’esperienza del tutto diversa e i metri che ci separano da voi non sono più di 500. Per questo mi stupisco.
    Quando portiamo nostro figlio a scuola fatichiamo a trovare qualche altro genitore che risponda al nostro saluto, e ti assicuro che ce la mettiamo tutta per tirare fuori dall’ugola onde sonore percepibili dall’orecchio umano persino dall’orecchio di un cliente Amplifon. Per non parlare poi della voglia che avrei di incrociare il loro sguardo per qualche secondo per percepirci reciprocamente: “io ci sono e ti ho visto, ho percepito che esisti anche tu”. Sembra poca cosa ma non è scontato niente.
    Però una cosa di cui sono certa è che della diversità di cui è portatore mio figlio tutti sanno senza che nessuno mi abbia mai chiesto niente. Troppe volte mi sono sentita appellare da alcuni genitori a me assolutamente sconosciuti (anche il gesto di presentarsi sembra ormai caduto in disuso) con “…ah, è lei la mamma del famoso ….!”. Al che avrei dovuto forse rispondere “ Mi può spiegare da dove nasce la fama di mio figlio? Forse dalle chiacchiere da comari che circolano tra voi mamme quando stazionate fuori dal cancello della scuola all’inizio e al termine dell’orario delle lezioni affrontando problemi esistenziali come la scelta della sala da affittare per la festa del frugoletto o la raccolta soldi per il regalo di natale alla maestra?” Ma, come spesso mi capita, non ho detto niente mentre nell’anima mi circolava rabbia mista a delusione e i miei muscoli facciali si sforzavano di produrre un sorriso di cortesia.
    Per non parlare poi di una maestra della classe accanto a quella di mio figlio che, vedendoci arrivare al mattino, davanti ad altre maestre mi ha chiesto quanto avessimo speso per averlo con noi facendo anche illazioni in merito alle irregolarità di certe pratiche di adozione . Si è poi interessata su quali fossero le origini di mio figlio concludendo la sua requisitoria, a dispetto della mia risposta, affermando che lei dai tratti somatici del bambino era certa che avesse origini nordafricane. Interessante, no?
    Per questo, non me ne volere, quello che ho letto mi è sembrato così lontano dalla reltà che vivo. Un punto di arrivo piuttosto lontano da raggiungere ma non, per questo, irragiungibile.

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  2. Cara Stefania, non te ne voglio affatto per la tua contro-lettura della scuola e della sua capacità di accoglienza e integrazione. Anzi, ti ringrazio di cuore per aver voluto condividere la tua esperienza. Devo confessarti che ho dovuto rileggere più volte il passaggio in cui parli di quell'insegnante perchè i miei occhi non volevano credere a quello che leggevano.

    Anche noi, certamente, abbiamo fatto esperienza di genitori scostanti, indifferenti o sempliecemente indaffarati e persi dietro ai loro problemi. E conosco anche benissimo le discussioni avvilenti su cosa regalare alle maestre e quanto spendere. Proprio con i genitori di quel bimbo polacco avvenne una cosa molto spiacevole per una "quota" economicamente insostenibile (50 euro a bambino!!!)

    Nè volevo far intendere col mio post che la scuola è una specie di mulino bianco dell'accoglienza.

    No. Semplicemente ho raccontanto le cose belle che possono accadere. Alcune volute - il rapporto tra genitori, non certo con tutti - alcune involontarie, legate cioè semplicente al vivere insieme dei bambini, certo facilitate dalla sensibilità delle maestre.

    Ecco, dal vivere insieme penso possano nascere cose spiacevoli - è inevitabile - ma possono anche accadere situazioni belle e imprevedibili.

    Un caro abbraccio

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  3. Grandissima Ines!
    Tra l'altro fosse bianca penso che ci si dovrebbe preoccupare.

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