"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
giovedì 30 luglio 2009
Stiamo bene così
«Miei cari corvi, tutti occupati a strapparvi l'un l'altro la regal carogna, solo lui c'è che vorrebbe rifare di questo che sono io, che sei tu, che è tutto il mondo, una cosa viva. Solo Giovanni. Ma non troverà neppure uno disposto a risuscitare, stiamo bene così, in questa tomba».
Chi parla è Erode Antipa, marito di Erodiade, rivolto alla sua corte di corvi nell'opera teatrale La testa del profeta di Elena Bono, poetessa e scrittrice di cui dissi qui qualcosa proprio all'inizio di questo blog, ormai quasi 2 anni fa. Il profeta è Giovanni Battista, e sua è la testa che Salomè chiederà di ricevere in dono su un piatto d'argento, come raccontano i vangeli seguiti da una vastissima produzione letteraria, artisitica e cinematografica.
Il dramma della Bono, pubblicato dalla Garzanti nel '65, piacque tanto tra gli altri a Pasolini, che avrebbe voluto trarne la sua Salomè cinematografica, ma l'autrice non volle, temendo "insormontabili incompatibilità". Lo apprendo con piacevole sorpresa - sono entrambi autori che amo tantissimo - da un articolo sull'Osservatore Romano di oggi, da cui traggo anche la citazione iniziale che trovo terribilmente vera.
La frase allude al fatto che spesso preferiamo vivere da morti (Stiamo bene così, in questa tomba) piuttosto che rinascere da vivi (risuscitare). Piuttosto che lasciarsi rifare da Qualcuno capace di rovesciare le pietre dei nostri sepolcri. Qualcuno capace di trasformare me, te e il mondo che ci circonda in una cosa viva.
La Vita ci fa paura, preferiamo continuare a masticar carogne
(Foto da Flickr/suchitra prints)
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