C’è una sola grande paura che tutti abbiamo. La grande terribile paura di essere felici.
Prendo la provocazione dal libro della psicologa Elsa Belotti postato prima. “Mi va tutto bene…mi succederà qualcosa”. La frase è probabilmente molto antica e rivela la paura che, se si è felici, succederà qualcosa di male. A livello inconscio, spiega l’autrice, si teme che qualcuno dall’alto, vedendo la nostra felicità, avrà il gusto di rovinarcela. L’origine di questa paura va ricercata nel mondo infantile. Il bambino sperimenta molto presto che quando fa qualcosa di piacevole, spesso un genitore interviene. Si registra quindi, fin da piccoli, l’intervento di un grande come punizione o negazione di un piacere. Se gli interventi sono troppo frequenti e non misurati con altrettanti permessi al piacere, ogni volta che il bambino sta per permettersi di essere felice, temerà un intervento frustante dall’alto.
Ora, dice la Belotti, il rischio è rimanere bloccati – nella “pancia” – a questa dinamica infantile. E vivere da grandi ogni possibilità di felicità e di piacere con lo stesso timore. C’è persino chi prova rassicurazione ed essere triste o depresso perché in tal modo non deve più temere un intervento punitivo: lo precede.
Anche con Dio – aggiunge – sperimentiamo la stessa dinamica. Un genitore sadico che, vedendo dall’alto che siamo sereni e ci permettiamo la gioia, interverrà in modo punitivo. “Cosa ho fatto di male per meritare questo?”, “perché Dio se la prende con me?”, sono le frasi rivelatrici. Ma è un grave torto attribuire a Dio la nostra incapacità di darci il permesso di essere felici, il desiderio punitivo che in realtà è dentro di noi (si chiama proiezione).
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