"Esiste uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale: esso si concretizza in una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro" (Benedetto XVI)
venerdì 24 febbraio 2012
In sella
"La prosa è lo scudiero..., la poesia è il cavaliere"
(Derek Walcott)
(Foto da Flickr/creativecommons/spotter_nl)
martedì 21 febbraio 2012
Apprendistato a disimparare
Tra tutte le strade che portano a Dio, o Oltre-Dio, quella della negazione, del paradosso, dell'annullamento, della dimenticanza di sè, si rivela spesso la più feconda, non solo dal punto di vista spirituale, ma anche artistico, poetico.
E' la strada, terribile e impareggiabile, del Nada Y Todo di San Giovanni della Croce, ripreso mirabilmente nel Novecento da Thomas Stearns Eliot (il secondo dei Quattro Quartetti).
Una strada che mi pare attraversare anche la poesia di Fernando Pessoa, sotto forma provocatoria di "apprendistato a disimparare", svuotamento (o programmatica rinuncia) del significato delle cose.
Ne è un esempio la poesia: Oltre-Dio. Con la prima sezione intitolata: Abisso.
Guardo il Tago, in modo tale
Da scordarmi di guardare,
E ad un tratto ciò mi porta
Incontro al vaneggiamento –
Che cos’è esser fiume e scorrere?
E che significa il vederlo?
D’improvviso sento poco,
Vuoto, il momento, il luogo.
Tutto d’improvviso è vacuo –
Persino il mio pensare.
Tutto – io e il mondo attorno –
Diventa molto più estraneo.
L’essere, lo stare, perde tutto
E svanisce dal pensiero.
Non posso più collegare
L’essere, l’idea, l’anima di un nome
A me, alla terra o al cielo…
E a un tratto trovo Dio.
(foto da wikipedia/fernandopessoa)
giovedì 16 febbraio 2012
Come una spada
Libere associazioni sulla bellezza.
La bellezza ci può trafiggere come un dolore (Thomas Mann).
E anche a te una spada trafiggerà l'anima (Luca 2,35).
La sua bellezza m'era caduta addosso come una spada (Derek Walkott).
Non sono venuto a portare la pace ma la spada (Matteo 10,34).
(Foto da Flickr/Roberto Trm)
martedì 7 febbraio 2012
Quando spunterà l'alba
«La vita che mi hai ridato/ ora te la rendo/ nel canto».
Con ritardo di qualche giorno, nel ventennale della sua morte, voglio ricordare anch'io qui David Maria Turoldo, cui sono debitore come moltissimi per la testimonianza e l'eredità poetica e spirituale, umana e culturale.
«Padre David ha avuto da Dio due doni: la fede e la poesia. Dandogli la fede, gli ha imposto di cantarla tutti i giorni». Sono parole del critico letterario Carlo Bo, richiamate dal cardinale Gianfranco Ravasi il 6 febbraio, in un suo intervento sul quotidiano Avvenire. Aggiungendo da parte sua: "Per decenni Turoldo ha cantato, attuando inconsciamente un motto della tradizione giudaica mistica che invitava il fedele a «un canto ogni giorno, a un canto per ogni giorno».
Turoldo morì per un tumore al pancreas nel 1992 (Ieri all'ora nona mi dissero:/ il Drago è certo, insediato nel centro /del ventre come un re sul suo trono). Il rapporto drammatico tra fede e dubbio: Dio e il Nulla, Presenza e Assenza, Parola e Silenzio; non cerca facili conciliazioni ma trova espressione sovente nella forma del paradosso.
No, credere a Pasqua non e’
giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera
e’ al Venerdi’ Santo
quando Tu non c’eri
lassu’.
Quando non una eco
risponde
al suo grido
e a stento il Nulla
da’ forma
alla Tua assenza.
L'unica soluzione, l'unica "restituzione" possibile, fino alla fine, è quella offerta dal "canto": La vita che mi hai ridato/ ora te la rendo/ nel canto. E' la sigla autobiografica dei sui "Canti ultimi", scritti nel 1991 prima di morire.
Non so quando spunterà l'alba
non so quando potrò
camminare per le vie del tuo paradiso
non so quando i sensi
finiranno di gemere
e il cuore sopporterà la luce.
E la mente (oh, la mente!)
già ubriaca, sarà
finalmente calma
e lucida:
e potrò vederti in volto
senza arrossire.
Con un balzo d'argento
Al centro del porto
Un pesce infrange la domenica
Con un balzo d'argento
Dereck Walcott, Un canto di marinai
(Foto da flickr/xavi talleda)
giovedì 2 febbraio 2012
La cipolla è un'altra cosa
Ancora in memoria di Wislawa Szymborska. Un esempio della sua pensosa e divertita levità.
La cipolla
La cipolla è un'altra cosa.
Interiora non ne ha.
Completamente cipolla
fino alla cipollità.
Cipolluta di fuori,
cipollosa fino al cuore,
potrebbe guardarsi dentro
senza provare timore.
In noi ignoto e selve
di pelle appena coperti,
interni d'inferno,
violenta anatomia,
ma nella cipolla - cipolla,
non visceri ritorti.
Lei più e più volte nuda,
fin nel fondo e così via.
Coerente è la cipolla,
riuscita è la cipolla.
Nell'una ecco sta l'altra,
nella maggiore la minore,
nella seguente la successiva,
cioè la terza e la quarta.
Una centripeta fuga.
Un'eco in coro composta.
La cipolla, d'accordo:
il più bel ventre del mondo.
A propria lode di aureole
da sé si avvolge in tondo.
In noi - grasso, nervi, vene,
muchi e secrezioni.
E a noi resta negata
l'idiozia della perfezione.
(foto da flickr/sensinct)
La fiera dei miracoli
Mentre avevo in cantiere questo post su di lei, è morta ieri a 88 anni Wislawa Szymborska, poetessa polacca di Cracovia, premio nobel per la letteratura nel 1996.
Fino a poche settimane fa, conoscevo di lei solo un verso, bellissimo, che dava il titolo - "il più bel titolo di un libro uscito negli ultimi anni" (Saviano) - al libro di Benedetta Tobagi: "Come mi batte forte il tuo cuore".
Grazie alla collana di poesie del Corriere della Sera, ho potuto imparare a conoscerla meglio e ad apprezzarne in particolare il suo sguardo stupito sul mondo, oltre alla sua semplicità, l'ironia, la leggerezza non certo vacua, ma "pesata" dalla vita.
Ecco una delle sue poesie più celebri, e più belle (a cura di Pietro Marchesani):
La fiera dei miracoli
Un miracolo comune:
l'accadere di molti miracoli comuni.
Un miracolo normale:
l'abbaiare di cani invisibili
nel silenzio della notte.
Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
e riesce a nascondere una grande pesante luna.
Più miracoli in uno:
un ontano riflesso sull'acqua
e che sia girato da destra a sinistra,
e che cresca con la chioma in giù,
e non raggiunga affatto il fondo
benché l'acqua sia poco profonda.
Un miracolo all'ordine del giorno:
venti abbastanza deboli e moderati,
impetuosi durante le tempeste.
Un miracolo alla buona:
le mucche sono mucche.
Un altro non peggiore:
proprio questo frutteto
proprio da questo nocciolo.
Un miracolo senza frac nero e cilindro:
bianchi colombi che si levano in volo.
Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:
oggi il sole è sorto alle 3,14
e tramonterà alle 20.01
Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:
la mano ha in verità meno di sei dita,
però più di quattro.
Un miracolo, basta guardarsi intorno:
il mondo onnipresente.
Un miracolo supplementare, come ogni cosa:
l'inimmaginabile
è immaginabile.
(Foto da wikipedia/szymborska)