Ancora qualche pensiero su
Chiara Lubich, la fondatrice dei Focolari recentemente scomparsa, dopo aver letto il numero monografico che le ha dedicato la
rivista del suo movimento.
Osservando la parabola della sua vita - da semplice maestrina di Trento a guida spirituale di un movimento diffuso in tutto il mondo (parabola tipicamente evangelica: le cose grandi affidate ai piccoli) - risulta particolarmente vero quanto lei dice di se stessa, con un linguaggio che ricorda da vicino quello di Madre Teresa di Calcutta: "
La penna non sa quello che dovrà scrivere e lo scalpello non sa quello che dovrà scolpire. Quando Dio prende in mano una creatura per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona scelta non sa quello che dovrà fare. E' uno strumento. E questo, penso, può essere il caso mio".
Padre socialista e antifascista, fratello partigiano e giornalista all'Unità, Chiara ha vissuto la sua vita all'insegna del "
radicalismo evangelico assoluto", espressione che farebbe inorridire tutti quei cristiani che si definiscono orgogliasamente 'moderati' e che vedono 'rosso' al solo sentir parlare di "comunione" ("
ogni cosa tra loro era in comune...").
La "spiritualità di comunione" di Chiara Lubich è anche "la spiritualità dell'abbandono" e dell'attimo presente ("
Ogni momento è un dono" è il titolo di un suo libro che comprai per caso qualche anno fa). "
Tutto ciò che succede attorno a me succede per me" è una sua frase che vorrei scolpire a caratteri cubitali nella mia mente. "
Gesù di tutte le circostanze per plasmarci, per smussare gli angoletti del nostro carattere, per santificarci. L'unica cosa che dobbiamo fare è prendere tutte queste voci delle circostanze come voce sua. Tutto ciò che succede attorno a me succede per me, è tutt'un'espressione corale dell'amore di Dio a me". Il linguaggio è estremamente semplice, quasi ingenua, ma dice cose grandissime. Anche per questo Giovanni Casoli, critico letterario e poeta, parla di Chiara come di una "
grande scrittrice involontaria", sulla scia di una tradizione cristiana femminile che va da Caterina da Siena a Teresa d'Avila a Teresa di Lisieux: "semplicità perforante" e "colloquialità diretta", "tanto caldamente familiare quanto esigente".
Come Giorgio La Pira, Chiara aveva amici in tutto il mondo. Amici sconosciuti e amici "famosi", come Giovanni Paolo II, e prima Paolo VI e Athenagoras I, grande patriarca ecumenico di Costantinopoli, che amava definirsi "un semplice focolarino". Innumerevoli poi le testimonianze di stima, affetto e riconoscenza da uomini e donne di tutti i Paesi e tutte le religioni. Shahrzad Houshmand, teologa musulmana iraniana, dice di Chiara: "Era la personificazione della misericordia, la
rahma coranica". "Sei stata la bella e reale manifestazione di quell'Islam che letteralmente siginifica: affidarsi completamente alla pace di Dio". Per Phramaha Thongratana Thavorn, monaco buddhista: "Mamma Chiara non è solo vostra, è anche nostra. Anzi, lei è del mondo intero". "Amici" di Chiara erano - naturalmente - anche i non credenti, ai quali si rivolge con una delle espressioni più belle che abbia mai sentito: "
Noi non possiamo fare a meno di voi..."
Chiudo il post con un'altra espressione di questa maestrina di Trento che era anche maestra di vita: "Ricordati - dice a un amico - che
la nostra vita è un eterno ricominciare".